Posted on

Il lungo viaggio della pizza intorno al mondo

Per assurdo che possa sembrare, la diffusione della pizza al di fuori del territorio napoletano non ebbe subito successo. La grande giornalista e scrittrice Matilde Serao, anzi, è fra le prime a documentare il fallimento clamoroso della prima pizzeria aperta a Roma, già nel 1884, chiusa pochi mesi dopo la prima apertura: non si riusciva a riprodurre il gusto della focaccia campana e i clienti persero presto interesse.

“L’emigrazione” della pizza

Se oggi si mangia pizza da Bangkok a New York, da Oslo a Zurigo, lo dobbiamo ai soldati americani di stanza a Napoli durante e subito dopo la Seconda guerra mondiale. Difficile da credere, ma furono loro a innamorarsi di quella semplicità e di quella maniera geniale e veloce di risolvere la necessità di un pasto caldo. Le prime pizzerie lontane da Napoli, non a caso, seguono i loro spostamenti durante il servizio e compaiono là dove ci sono le basi militari da loro frequentate. Altri ristoranti aperti da italiani all’estero si adattano a preparare pizze per accontentare la richiesta dei reduci, che insieme a quelle chiedono una specialità conosciuta in Toscana: la bruschetta!

La diffusione nazionale e internazionale della pizza invece è relativamente più recente e avviene in modo massiccio negli anni Cinquanta. Solo con l’emigrazione post-bellica dal sud al nord Italia e verso Germania, Belgio, Stati Uniti, Canada anche altri palati inizieranno a gustare la pizza in maniera più o meno autentica.

Uno dei grandi nodi della “filologia del cibo” infatti è se considerare vera pizza anche quella che stravolge la ricetta per venire incontro alle preferenze straniere (ne parliamo nel dettaglio nell’apposita sezione dedicata alla pizza del mondo!).